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Scout senza sede rifiutano le iscrizioni

 
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VALPOLICELLA. Sono un centinaio, sparpagliati nei locali delle parrocchie e delle scuole di Castelrotto e San Floriano. Sono 25 le richieste di adesioni a cui è stato detto di no per questo È boom d'iscrizioni per gli scout del gruppo Castelrotto 1, al ventunesimo anno di attività in Valpolicella. Un libro di bei ricordi, voglia di divertimento e bisogni educativi, in cui però c'è il capitolo «sede» che non trova l’happy end. Sono un centinaio gli scout: 35 lupetti (9-11 anni), 45 ragazzi del reparto (12-16 anni) e 15 giovani del clan (17-21 anni). Arrivano da tutti i paesi da Pedemonte a Domegliara, da Pescantina e Bussolengo fino a Marano, Monte e San Giorgio. L’entusiasmo è alle stelle, la voglia di fare pure. L’estate scorsa Lia Pozzi e Gaia Spinelli, 16 e 15 anni, hanno partecipato al raduno mondiale degli scout in Svezia, rappresentando per la prima volta il Castelrotto 1. Il clan ha siglato un gemellaggio con la Finlandia, il reparto gestito un campo in Val di Taro. Ai primi di ottobre si sono aperte le attività con una giornata a Malga Biancari, a Marezzane. Tutto l'anno, però, gli scout sono sparpagliati in alcuni locali messi a disposizione nelle parrocchie di Castelrotto e San Floriano e nella scuola dell’infanzia di Castelrotto. Sistemazioni dignitose ma di fortuna, in soffitta o negli scantinati, che si basano sulla sensibilità di parroci e maestre, ma cozzano con il numero d'iscritti in crescita e con le attività. A seguire gli scout sparpagliati di qua e di là ci pensano una ventina di giovani e adulti della Comunità Capi, guidati da Lucio De Conti e Gabriella Massarotto. L’assistente ecclesiastico è don Andrea Ronconi, parroco di Marano e Valgatara. «A livello organizzativo e logistico la mancanza di una sede unica e adeguata si fa sentire», spiega De Conti, 51 anni, negli scout dal 1971, cresciuto nel Verona 22. «I ragazzi hanno bisogno di spazi autonomi che possano essere dati in autogestione, modalità formativa centrale del metodo scout». Per i problemi legati alla mancanza di una sede, sono almeno 25 le richieste di nuovi ingressi a cui la Comunità Capi ha dovuto dire di no. Ma ciò non significa che rinunciano a trovare una casa. Al momento, infatti, il gruppo sta cercando una sede in Valpolicella, possibilmente in posizione centrale rispetto alla provenienza dei ragazzi (tel. 045.6801413; info@castelrotto1.it). «Ma va bene tutto, anche un terreno dove costruire un prefabbricato o un capannone in disuso», precisa Massarotto, 51 anni, primi passi negli scout nel 1969, in Svizzera. Difficoltà ed esigenze le hanno spiegate anche in una lettera indirizzata al sindaco di San Pietro in Cariano, Gabriele Maestrelli, chiedendo un incontro. «Sappiamo che per i Comuni è un momento difficile», prosegue De Conti, «ma crediamo che il boom di richieste segnali l’urgenza di una proposta educativa, e non solo ricreativa come tante altre, in Valpolicella». Aggiunge Massarotto: «Per i nostri bambini e ragazzi lo scoutismo è anche un percorso di autostima e autonomia». Secondo i due capi, le nuove generazioni hanno bisogno d’imparare a progettarsi. «È un’emergenza che abbiamo riscontrato e sulla quale stiamo basando il nuovo progetto educativo, che avrà cadenza triennale». Al centro della proposta ci sarà il territorio, «come viene vissuto dagli scout e come gli scout vengono visti dall'esterno». Un programma di radicamento che prevede incontri e attività aperti a tutti, per creare occasioni d'incontro. Ma dove? «Avere una sede sarebbe fondamentale», concludono.

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Data di Creazione: 25/10/2011 17:27:26
Ultima modifica: 25/10/2011 17:27:26
Autore: Camilla Madinelli